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mercoledì 25 maggio 2011

"Vengo a fare da sherpa" ovvero come non proporsi a fotografi e photoeditors

Il tavolo della redazione mentre si verifica la rivista
Oggi è stata una giornata più insolita del'insolito. Periodicamente ricevo mail e telefonate di persone che si propongono come assistenti, fotografi per collaborare con Alpinfoto, la mia società o con la rivista di cui sono Photoeditor ovvero Ev-magazine .  Oggi ho battuto il record di telefonate  e mail.
Molti di loro, spesso insistenti, compiono il medesimo errore di dirmi o scrivermi di poter valutare il proprio lavoro, quando sono libero, "a tempo perso", "un occhiata" e via dicendo fino ad arrivare a vere e proprie presentazioni come: "Vengo a fare da sherpa". 
Ora chiedere ad un fotografo di mestiere di valutare del lavoro quando è libero e come chiedere a qualsiasi altro professionista di svolgere il suo operato fuori dal suo orario di servizio, quindi non c'è peggiore presentazione.
Un professionista accetta di visionare dei lavori, se completi, ben presentati e descritti, senza rimandi a portfoli, link a siti o immagini disorganizzate senza una storia. Meno tempo si perderà nella visione delle immagini e più si possono avere delle chance rispetto al "mucchio". E già "mucchio" non dico sbagliato, perchè sono molte le richieste, ma sono poche quelle che spiccano per miglior forma di presentazione (ricordiamoci che un buon fotografo è anche un buon PR di se stesso). Se poi parliamo di reportage o originalità il cerchio si restringe.

Altro negativo modo di porsi è quello della gratuità il già citato "vengo a fare da sherpa" oppure "porto io le valigie nel viaggio". 
Se avessi bisogno di una mano con lo zaino, mi rivolgerei, come già faccio, a delle fidate guide alpine, che mi seguono da anni e che mi aiutano in molte ascensioni dove spesso in effetti il peso se distribuito su più persone rende possibili certi scatti. Mai mi permetterei di chiedere o accettare, ne da conoscenti, ne amici, ne parenti di scambiare "l'opportunità" di un viaggio, trekking in cambio di servizio Sherpa. Tantomeno non trovo giusto approfittare dell'entusiasmo di molti di voi, per farmi portare i pesi in montagna. Offrirsi come sherpa o portaborse lo vedo come una sorta di sudditismo, che poco ha a che fare con la fotografia e diventare assistenti di un fotografo. Cosi facendo, almeno con me, si parte con il piede sbagliato. 

il mio vecchio e incasinato studio
Preferirei piuttosto sentirmi dire, sono giovane, voglio cominciare questo lavoro, questo è quello che ho fatto, questo è quello che vorrei fare, per me la fotografia deve diventare un lavoro e non un semplice "arrotondamento" o "hobby pagabile". Ahimè finora fra le richieste giunte ho incontato poche persone che hanno il coraggio vero di iniziare questa, lo ammetto non facile, professione. Uno di questi è un mio assistente anche se non a tempo pieno, che sta pian piano entrando in questo mondo con il giusto ritmo, imparando giorno dopo giorno a relazionarsi. Sono sicuro che dopo una gavetta del genere potrà dire "ho fatto come dovevo e ora ne trarrò beneficio", spero diventi bravo, sarebbe anche un mio successo!


Molti fotografi come me, prima di me, dopo di me (ma ho già qualche dubbio in più) hanno iniziato questa carriera seguendo altri fotografi e imparando giorno dopo giorno. Abbiamo seguito corsi, ci siamo specializzati, abbiamo analizzato i lavori di chi è più bravo di noi e continuiamo a farlo, siamo stati anni senza guadagnare in pratica una lira, ma abbiamo creato lo "zoccolo duro". Dopo anni di gavetta, insuccessi, porte chiuse è giunto l'inizio il primo lavoro tutto nostro e retribuito.
Questo per spiegarvi che personalmente non ho molto piacere nel vedere persone che "lottano" a tutti i costi di diventare fotografi, forse nemmeno a tempo pieno, forse senza crederci, talvolta spinti da una fastidiosa invidia perchè noi fotografi si viaggia molto. Molte persone si "arrampicano" facendo qualsiasi cosa, anche  scorrettamente e cercando le più mere e banali scorciatoie. 

Bene sapete ora che il mio sistema di selezione, seppur potenzialmente imperfetto, (la perfezione non è umana) è meritocratico, ma non valuto solo la bravura nell'eseguire le immagini,  ma valuto anche la capacità di comprendere le richieste editoriali, velocità di esecuzione, ordine e precisione nel proporre il materiale, modo di porsi e sopratutto etica professionale e personale.

Mi scuso fin da subito se questi miei pensieri possono aver offeso, voglio ribadire che non sono un attacco a nessuno, nemmeno un ammonimento verso chi mi ha già scritto o mi scriverà, o una risposta a livello personale, ho solo voluto scrivere come la penso e spero di aver lasciato qualche consiglio utile a chi vuole davvero iniziare questo lavoro, che molto toglie, è difficile, ma da molte soddisfazioni personali. Ho sempre piacere nel vedere i lavori degli altri, e se sono validi rispondo sempre.

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